giovedì

COME DIFENDERSI DAL FALSO “GREEN”

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La presa di coscienza generale rispetto al grave problema dell'inquinamento del pianeta e ai conseguenti cambiamenti climatici stanno modificando, a ritmo incalzante, le scelte di acquisto delle persone. Dirigersi verso prodotti a minimo impatto ambientale si ripercuote sul mercato: i consumatori preferiscono prodotti “green” e le aziende fanno a gara per rispondere a una domanda crescente. Ciò sarebbe un bene se non fosse che, in una società basata sul consumismo – Bauman insegna - tutto si trasforma in merce, uomo compreso, e la “sostenibilità” può facilmente diventare solo merce da cui trarre profitto.

Cos'è il greenwashing
Il neologismo è stato coniato alla fine degli anni 80 in riferimento a campagne pubblicitarie costruite da alcune imprese americane che si sono spacciate, falsamente, per ecofriendly. L'unione di due termini, “green” (ecologico, nel caso specifico), e “whitewashing” (usato in gergo per significare l'occultamento di fatti gravosi) ha creato questa parola che definisce la pubblicità ingannevole. Le aziende che usano il greenwashing si proclamano ecosostenibili senza esserlo realmente. Il consumatore, attratto dalla terminologia o dai loghi sul packaging, acquista senza pensarci troppo. La pratica del greenwashing danneggia fortemente lo sviluppo dell'economia sostenibile, facendo perdere fiducia agli stessi consumatori.

Come difendersi
Il modo migliore per accertare la sostenibilità delle aziende è conoscere le certificazioni ambientali che si riferiscono al processo e al prodotto. Riguardo al processo esistono la ISO 140001 e la EMAS (Comitato Ecolabel-Ecoaudit). La prima è uno standard internazionale che certifica i requisiti minimi dell'azienda in termini di impatto ambientale. La seconda, a livello europeo, si riferisce a produzione dei rifiuti, emissioni nocive, ecc. La certificazione del prodotto si attua con l'apposizione di marchi ecologici che assicurano il minimo impatto ambientale. A tutela del consumatore, dal 2014 è stato aggiunto un articolo al Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale che impone standard di correttezza negli slogan ecologici.

Alcuni enti certificatori di prodotti e servizi BIO
Nota: il marchio CE (autocertificazione obbligatoria) non attesta la qualità del prodotto ma solo la conformità alla normativa europea. Tra i principali “bollini” di qualità ecobio abbiamo, ad esempio, nel comparto agroalimentare: Bioagricert, AIAB, ANAB, AMAB, Demeter (biodinamica); per i cosmetici, alcuni sono: Ecocert, CosmeBio, Cosmos. L'ICEA - Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale – è uno dei principali enti italiani ed europei nel settore food e non-food (es. bioedilizia, ecobio turismo). Il CCPB – Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici – è un organo di controllo che monitora le aziende agricole affinchè i prodotti siano in linea con i principi dell'agricoltura biologica. Le certificazioni BIOS riguardano l'agricoltura, l'impatto ambientale, i prodotti vegani, la cosmesi ecobio.









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